Con la firma del memorandum d’intesa tra Roma e Pechino, l’Italia ha ufficialmente aperto le porte alla Cina e alla Belt and Road Initiative, il mastodontico progetto logistico-infrastrutturale da 1 trilione di dollari lanciato dal governo cinese nel 2013. In totale, gli accordi istituzionali e commerciali tra Italia e Cina sono 28, e riguardano i settori più svariati: porti, startup, commercio elettrico, perfino l’archeologia. Tra lo scetticismo di Bruxelles e l’aperta avversione degli Stati Uniti, l’Italia sembra trovarsi a una svolta epocale. Chi nutre seri dubbi nei confronti dell’apertura italiana alla Cina è Stefano Maullu, europarlamentare di Fratelli d’Italia: “Con la firma dell'intesa tra Italia e Cina sulla nuova via della Seta, il governo ha esposto il Paese ad un rischio senza precedenti, alla possibilita' che i cinesi si impossessino di parti essenziali dei nostri asset strategici, come i porti e le infrastrutture, senza alcun reale beneficio per la nazione – ha dichiarato Maullu senza mezzi termini; - "Dal governo della superficialita' e del pressapochismo ci si poteva aspettare di tutto, ma stavolta l'errore sembra davvero grossolano. Il memorandum sulla Belt and Road Initiative e' un patto mortale che svendera' ai cinesi i nostri asset piu' preziosi, trasformando l'Italia in una sorta di vassallo del Dragone nel Mediterraneo. I contorni dell'intesa sono ancora poco chiari, ed e' totalmente inammissibile che Conte e Di Maio abbiano condotto le trattative con una tale superficialita', senza nessuna garanzia per la sicurezza del Paese. La verita', confermata anche dai fatti, e' che l'Italia ha aperto le porte a un Paese abituato a calpestare i diritti umani, le norme della concorrenza e del libero mercato, con pratiche opache e sleali. Il memorandum, in definitiva, ha certificato la condizione di vassallaggio dell'Italia nei confronti di Pechino".
Autore: Redazione BeGlobal