In attesa di scoprire tutte le potenzialità racchiuse nella Belt and Road Initiative, il grandioso progetto infrastrutturale che collegherà l’Oriente e l’Occidente con le nuove vie della Seta, l’Unione Europea ha compiuto passi significativi verso la Cina, specialmente per quel che riguarda i rapporti bilaterali e la politica estera.
Negli scorsi giorni, a Pechino, ha avuto luogo l’incontro d’alto livello tra Helga Maria Schmid, segretario generale dell’Eeas (servizio di azione esterna dell’Ue), e Le Yucheng, ministro degli Esteri cinese, durante il quale si è discusso soprattutto delle relazioni bilaterali e di alcuni dossier di comune interesse, come l’accordo sul nucleare con l’Iran.
Lo scopo dell’incontro era chiaro: compiere un ulteriore passo avanti nel consolidamento della cooperazione Ue-Cina, già rafforzata lo scorso luglio dopo il vertice tra Pechino e Bruxelles. Pur essendo ben consapevoli della presenza di “aree di disaccordo”, le due parti hanno manifestato la volontà di approfondire i rapporti reciproci, con la possibilità di dare vita a “una più stretta cooperazione”.
Con ogni probabilità, l’avvicinamento di cui si è discusso durante l’incontro non riguarderà la cooperazione reciproca in materia di Belt and Road Initiative, da sempre guardata con un certo sospetto dalla maggior parte dei Paesi europei, ma l’accordo sul nucleare con l’Iran: Cina e Unione Europea, da questo punto di vista, hanno già espresso il loro comune sostegno al Jcpoa, il piano d’azione globale congiunto sulla non proliferazione, confermando la loro volontà condivisa di assicurarne una piena attuazione.
Mentre appare sempre più impegnata nel rafforzamento dei suoi rapporti con le potenze straniere, in Asia, Africa ed Europa, l’economia cinese appare in progressivo rallentamento: nel corso del 2018, secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica, il Pil cinese si è fermato al + 6.6, registrando una lieve flessione rispetto al 2017.
Autore: Riccardo Intini