A seguito del caos di fine agosto che ha causato almeno 117 morti e più di 400 feriti, il ministro dell’interno Abdessalem Ashour e i gruppi armati rivali hanno ratificato un cessate il fuoco entrato in vigore il 26 settembre.
Oltre a delineare la fine delle violenze e permettere la riapertura dell’aeroporto di Tripoli, l’accordo prevede la formazione di una forza di polizia congiunta composta dai gruppi armati che possa controllare i quartieri meridionali della capitale. Volgendo lo sguardo agli attori internazionali coinvolti, fonti vicine al generale Haftar sostengono che la Francia sia riuscita nell’intento di marginalizzare l’Italia nel contesto libico.
La permanenza dell’attuale ambasciatore italiano in Libia, il quale ha già lasciato Tripoli per “ragioni di sicurezza”, sarebbe stata oggetto di dibattito durante l’incontro tra il Ministro degli Affari Esteri Milanesi e Haftar tenutosi a Benghazi il 24 settembre. Haftar infatti a seguito di confronti avuti con l’intelligence francese avrebbe richiesto la sua sostituzione. In ambito elezioni non destano stupore le perplessità espresse dall’inviato speciale ONU in Libia Ghassan Salamé quando incalzato sulla possibilità di poter assistere ad elezioni in data 10 dicembre - data emersa durante l’incontro di Parigi tenutosi a maggio.
Nel frattempo, il ministro dell’economia e dell’industria del Governo di Accordo Nazionale Nasir Shaglan ha dichiarato che la priorità del suo ministero è di garantire la sicurezza alimentare. A tal fine, la Libia è interessata ad acquistare scorte di grano e mangime animale dalla Russia per un ammontare pari a 1 milione di tonnellate, acquisto per il quale Tripoli mette sul piatto più di 600 milioni di Euro.
Negli ultimi giorni sono stati segnalati sviluppi nei rapporti con Mosca anche nel settore delle costruzioni per quanto riguarda la costruzione di un collegamento ferroviario tra Benghazi e Sirte da parte della RZD, compagnia pubblica monopolista nel settore del trasporto ferroviario russo.
Autore: Alessandro Venturi