Tra poco meno di 48 ore, nella giornata di domenica 24 giugno, 56 milioni di turchi saranno chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento e per eleggere il Presidente della Repubblica. La tornata elettorale, anticipata di 17 mesi per volere del Presidente Recep Tayyp Erdogan, ruoterà attorno alla contrapposizione tra due blocchi principali: il primo è quello dell’Akp di Erdogan, una coalizione che comprende anche il Partito di Azione Nazionalista (Mhp), mentre il secondo è quello guidato dal principale rivale dell’attuale presidente, Muharrem Ince, rappresentante del partito repubblicano Chp. Il rischio principale, per Erdogan e i suoi, è rappresentato dalla possibile perdita della maggioranza in Parlamento: per accedervi, infatti, è stata stabilita una soglia del 10%, una percentuale che potrebbe consentire alle forze d’opposizione – curdi compresi – di ripetere ciò che avvenne dopo le elezioni del 2015, quando i curdi riuscirono a impedire all’Akp di ottenere la maggioranza dei seggi. Ancora una volta, pertanto, il ruolo dei curdi sarà assolutamente determinante: secondo alcuni sondaggi, metà dei curdi presenti in Turchia – circa 16 milioni – voterà per Selahattin Demirtas, candidato per il partito filo curdo (Hdp) e attualmente in carcere per motivi legati al terrorismo. L’altra metà degli elettori curdi, in maniera abbastanza sorprendente, sembrerebbe orientata verso un voto a favore di Erdogan, giudicato come una sorta di garante della stabilità regionale. Nel corso della campagna elettorale, ancora una volta, il tema della guerra contro le organizzazioni curde del Pkk – ritenute terroristiche da Usa e Ue – è stato uno dei più dibattuti, soprattutto dall’Akp e da Erdogan, che ha promesso di porvi fine una volta per tutte (l’obiettivo dell’attuale presidente è abbastanza chiaro: restare in carica almeno fino al 2023, l’anno in cui si celebra il centenario della Repubblica). Per la carica di Presidente, oltre ad Erdogan, i candidati sono cinque (compresa una donna). Per essere eletto Presidente della Repubblica, uno dei candidati dovrà ottenere il 50% + 1 dei voti al primo turno. Se nessuno dovesse prevalere, il prossimo 8 luglio si andrà al ballottaggio.
Autore: Riccardo Intini