Per riguadagnare posizioni nell’ex colonia del Centrafrica, tuttora instabile dopo il colpo di stato del 2013, la Francia ha già promesso 10 milioni di aiuti diretti e 14 milioni per la costruzione di infrastrutture, in particolare strade e ponti al confine con il Camerun, così da contrastare efficacemente l’avanzata della Russia (che da circa un anno rifornisce il Centrafrica di armi). Durante una sua recente visita in Centrafrica, il ministro degli Esteri Le Drian ha ricordato il ruolo fondamentale giocato da Parigi durante l’operazione Sangaris, tra il 2013 e il 2016, quando il Paese era ancora dilaniato dalle conseguenze del colpo di stato e degli scontri tra le forze ribelli. Nel presentare gli aiuti finanziari della Francia, Le Drian ha ricordato che la prima tranche di sostegni, quella da 10 milioni, equivale a “due mesi di stipendio dei funzionari centrafricani, militari compresi”. La volontà francese di investire in Centrafrica è dettata anche dalla necessità di contrastare la Russia, che dal dicembre dello scorso anno rifornisce regolarmente Bangui di armi e si occupa attivamente dell’addestramento delle forze armate locali. Oltre ai rifornimenti militari, Mosca organizzerà anche una serie di negoziati tra i gruppi armati locali e il governo centrafricano, programmata per metà novembre a Khartum (in Sudan). Il 75% del Centrafrica, in cui si trova un contingente Onu di 12mila caschi blu, si trova ancora al di fuori del controllo del governo.
Autore: Riccardo Intini