Per la prima volta nella storia, il vertice economico tra i Paesi del Pacifico (Apec) si è concluso senza un comunicato congiunto da parte di tutti i partecipanti. Il raggiungimento di una posizione condivisa, durante l’ultimo vertice – tenutosi negli scorsi giorni a Port Moresby, in Papua Nuova Guinea – è stato ostacolato dallo scontro tra Cina e Stati Uniti, le cui rispettive posizioni sul futuro dell’area del Pacifico sembrano tuttora diametralmente opposte. Secondo il giornale South China Morning Post, le discussioni tra alcuni partecipanti sarebbero infatti state vivaci e “molto tese”.
Un funzionario del Ministero del Commercio di Pechino, Zhang Shaogang, ha dichiarato che i partecipanti del Summit “hanno preferito affidare la dichiarazione finale alla Papua Nuova Guinea, affinché si possa avere il consenso unanime”. Durante il suo intervento, il presidente cinese Xi Jinping ha sferrato un attacco diretto contro le scelte protezionistiche di Donald Trump, definite “miopi e destinate a fallire”, annunciando il rischio di una vera e propria guerra commerciale con Washington. Dal canto loro, gli USA hanno affidato la propria replica a Mike Pence, vicepresidente degli Stati Uniti, che si è scagliato contro l’atteggiamento cinese con gli altri partner del Pacifico.
“Abbiamo imposto tariffe su 250 miliardi di dollari di merci cinesi, e potremmo più che raddoppiare quella cifra – ha affermato Mike Pence; - Non cambieremo linea finchè la Cina non cambierà i suoi metodi”. Al termine del vertice, alcuni membri della delegazione cinese avrebbero addirittura cercato di irrompere nell’ufficio del Ministro degli Esteri guineano, con l’obiettivo - ma è un’ipotesi non confermata - di influenzare la stesura della dichiarazione finale. In ogni caso, per sopperire alla mancanza di un comunicato congiunto, il primo ministro della Papua Nuova Guinea ha affermato che diffonderà un “chairman’s statement” nel giro di qualche giorno.
Autore: Riccardo Intini