Siamo ciechi a metà. Oltre il 50% della luce che raggiunge la Terra dal
Sole è nello spettro dell’infrarosso ed è quindi invisibile all’occhio
umano. Sappiamo che c’è, abbiamo strumenti e filtri ottici che
permettono di guardare indirettamente a ciò che non vediamo
dell’infrarosso.
Però, è solo un “finto” infrarosso che
scorgiamo, in “colori falsi”, rappresentativi di ciò che non possiamo
percepire. Le immagini sono rese con strani aloni in arancione, giallo e
blu — a volte, secondo la tecnologia utilizzata, in tenui tinte di
verde - che soprattutto fanno vedere il calore dell’infrarosso. È una
sorta di fantasma della luce IR originale, ma già il fantasma è utile:
permette di vedere soldati nemici al buio, di identificare perdite di
calore dagli edifici, tosta perfino il pane e fa funzionare il
telecomando della TV.
La difficoltà è che i fotorecettori negli
occhi dei mammiferi — non solo degli esseri umani — non possono captare
la luce che arriva a lunghezze d’onda più basse dei 700 nanometri,
proprio per le loro limitazioni fisiche. Ora, a sorpresa, quest’ostacolo
sarebbe stato superato da un’équipe di cinesi dell’Hefei National
Laboratory in Cina e dell’Università di Massachusetts negli Usa. Secondo
uno studio da poco apparso sulla rivista scientifica Cell, i
ricercatori avrebbero trovato la maniera di alterare le proprietà
fisiche delle opsine — proteine presenti nei sensori visivi dell’occhio —
attraverso l’iniezione nel bulbo oculare di nanoparticelle. Le
particelle vanno ad ancorarsi sui fotorecettori della retina dove fanno
da trasduttori, trasformando l’infrarosso che arriva in un segnale che
il cervello interpreta come se fosse luce nello spettro visibile
normale.
Questa nuova visione pare del tutto compatibile con la
pre-esistente capacità visiva, con la quale funziona in parallelo. Viene
“semplicemente” — e senza richiedere alcuna fonte d’energia—estesa la
gamma sensoriale dell’occhio. Finora, la tecnica è stata sperimentata
sui topi, con effetti secondari che i ricercatori descrivono come
temporanei e “trascurabili”. L’iniezione nel bulbo oculare fa senso, ma è
una comune pratica oftalmica. L’effetto dell’aumentata percezione della
luce IR è stata constatata sia attraverso il monitoraggio dell’attività
nervosa che genera sia con test visivi che hanno dimostrato come i topi
distinguano nettamente immagini — anche complesse—visibili solo
all’infrarosso.
Per quanto lo studio non ne parli, l’estensione
della ricerca a soggetti umani è prossima e inevitabile, se non altro
per le evidenti applicazioni militari. Tutte le potenze vorrebbero poter
disporre di “super- soldati” che vedono al buio senza costose e
delicate apparecchiature. I ricercatori cinesi prevedono comunque che la
tecnica porrà le basi per una grande varietà di “bio-integrated
nanodevice designs and applications”.
L’annuncio, solo per fare un
inquietante esempio, esce in coincidenza con una ricerca su eNeuro di
un’altra équipe — questa di americani e giapponesi — secondo la quale il
cervello umano potrebbe essere già predisposto, almeno in via teorica, a
percepire i campi elettromagnetici...
Già la rivoluzione informatica
è lontana dall’essere digerita. Quando potremo vedere al buio e avremo
lo smartphone e la bussola già “preinstallati”, saremo ancora esseri
umani?