Oggi comincia ufficialmente la campagna europea. Niente o quasi si muove in superficie, ma un cambiamento importante si sta preparando: una ricomposizione profonda è in corso.
Due dei gruppi principali del Parlamento, il Partito popolare europeo (Ppe) e il Partito liberal-democratico (Alde), non saranno più gli stessi a partire dal 26 maggio.
- Ve l’avevamo anticipato già qualche settimana fa, ma ora è ufficiale: Alde cambierà nome.
- Per il suo leader Guy Verhofstadt si tratta di guidare la trasformazione in un “gruppo centrista europeista con Emmanuel Macron” (le due ultime parole sono fondamentali).
- L’obiettivo: cercare di attirare delle forze eterogenee e disparate per avere un peso più decisivo nella prossima Commissione, nel prossimo Parlamento e, indirettamente, nella nomina del prossimo presidente della Bce.
- Un problema per la strategia del presidente francese: l’intensità dei negoziati a Bruxelles a partire dall’indomani delle elezioni potrebbe contrastare con l’esigenza del Presidente francese di seguire tutto dall’Eliseo.
Nota bene: Un concetto utile per descrivere questa dinamica di ricomposizione politica appena uscito dal laboratorio del Grand Continent: la “molto grande coalizione”. Approfondisci
Manfred Weber, il leader del Ppe nella campagna elettorale, ha da parte sua rotto definitivamente con Orban, dichiarando di non voler diventare presidente della Commissione con i voti di Fidesz. Questa presa di posizione crea un contesto politico in parte nuovo e apre a una trasformazione consistente dopo il voto.
- Tutte le nostre fonti sono concordi: Weber è un candidato debole alla presidenza della Commissione.
- Perchè? Il Ppe si indebolisce elettoralmente (dovrebbe perdere circa 60 seggi, compresi quelli di Orban).
- Una contraddizione politica insolubile tra le sue due componenti (centro-destra liberale ed estrema destra illiberale) lo agita.
- Peraltro il sistema dello Spitzenkandidat (secondo cui il leader del gruppo che vince le elezioni diventa presidente della Commissione) è chiaramente inviso a Macron, che desidera giocare un ruolo nel processo di designazione e sembrerebbe puntare su Michel Barnier, il capo-negoziatore della Brexit.
- Se Weber vuole aumentare le sue possibilità di portare la sua candidatura all’indomani dell’elezione, deve ora trovare il sostegno di Macron.
Come? Assumendo delle posizioni vicine: segnala così la sua opposizione ai “nazionalisti senza progetti”, come Orban, spingendosi persino in alcuni casi a opporsi alle posizioni tedesche, come Nord Stream II.
- Un’alleanza sovranista costruita attorno a Orban e Salvini diventerebbe la prima grande forza di opposizione strutturata di estrema destra nella storia del Parlamento europeo. Secondo le proiezioni, gli eurodeputati delle destre radicali ed estreme eletti (fino a oggi divisi in tre gruppi, Enf, Efdd ed Enf) potrebbero essere più o meno 170, rappresentando tra il 20 e il 25% dei seggi.
- Orban perderebbe tuttavia sul breve termine il suo vantaggio competitivo con Salvini, che potrebbe rilanciare il suo progetto di “Lega delle leghe”, contravvenendo ai principi enunciati dalla sua dottrina.
Tale dottrina si basava su un principio chiaro: piuttosto che lasciare il Ppe per “fondare un partito europeo anti-immigrazione”, Orban desiderava “rinnovarlo”, influenzando la sua politica e il senso del progetto europeo. Leggi di più