Si apre un’altra settimana di crisi in Venezuela, ormai divenuto un luogo centrale dove si manifesta la configurazione geopolitica contemporanea.
I rapporti di forza visti a gennaio con il primo tentativo di Juan Guaidó non sembrano essere cambiati. Leggi di più
Da un lato, la Cina della Belt and Road Initiative, gli alleati storici del chavismo (con il Sudafrica in testa) e la Russia di Putin, catalizzatore di crisi su scala globale, che ha inviato dei mercenari a Caracas.
Dall’altro lato gli Stati Uniti, fortemente implicati dal punto di vista ideologico, sembrano incapaci di formulare una dottrina coerente o una visione complessiva dell’America latina.
Nel mezzo: l’Europa spinge per delle nuove elezioni che conducano a un risultato universalmente riconosciuto e che superi quindi concretamente Maduro.
Nota bene: Segnali deboli di un abbandono della “politica di accodamento” che ha caratterizzato fino a oggi la strategia dell’Unione nei Caraibi e in America latina? La stampa ufficiale cubana ha parlato molto di una dichiarazione di Federica Mogherini a riguardo. Leggi di più
Il fallimento dei tentativi di presa di potere da parte di Guaidó apre molteplici prospettive più o meno possibili:
L’intervento militare americano, scenario che sembra impossibile vista la complessità dell’operazione, ma che è stato ventilato dal Presidente Trump.
La continuazione dello scontro a bassa intensità, con l’emergere di una nuova figura capace di riunire l’opposizione. Difficile sfuggire in questo modo a quella che i nostri analisti definiscono “la retorica della legittimità”. Leggi di più
Il compromesso tra i delusi di Maduro e di Guaidó. Si tratta della soluzione che pare la più fattibile sul medio termine: essa passa per l’identificazione di un negoziatore neutro (la Norvegia o le Nazioni Unite), la capacità di ristabilire l’economia, con la ripresa della produzione di petrolio desiderata dalla Cina e l’identificazione di una personalità capace di riunire il campo chavista.
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