I ricchi non emigrano, “espatriano”, che è più elegante. La ricerca di livelli di tassazione minore è certamente un elemento importante, ma non è l’unico. Dei primi cinque paesi di destinazione preferiti dai danarosi in fuga —nell’ordine: Australia, Stati Uniti, Canada, Svizzera e gli Emirati Arabi Uniti— solo l’ultimo ha la mano fiscale veramente leggera. La Svizzera da tempo non entra più nel novero dei paradisi fiscali.
Secondo l’Agenzia Bloomberg, l’anno scorso 108mila “High Net Worth Individuals” (familiarmente, ricconi) hanno cambiato paese di residenza, un aumento del 14% rispetto all’anno precedente e il doppio del 2013. Gli stati che hanno perso più multimilionari nel 2018 sono Cina (meno circa 15mila), Russia (-7mila), India (-5mila), Turchia (-4mila) e la Francia (-3mila). L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, l’UNHCR, riferisce invece che gli sbarchi dei migranti sulle coste italiane sono passati dai 119.369 nel 2017 ai 23.371 nell’ultimo anno. In totale, sulle coste europee l’anno scorso sarebbero giunti 138.882 migranti, perlopiù africani.
È ovvio che le due situazioni sono molto diverse, ma il paragone sottolinea che, come c’è un movimento di interi popoli fuori dall’Africa, ci sia anche un’emigrazione di massa nel mondo da parte di quelli che posseggono molti soldi, in fuga da paesi d’origine che gli danno evidentemente da pensare.
Il flusso parrebbe essere, a giudicare dalle destinazioni elencate sopra —sempre togliendo gli Emirati Arabi— principalmente verso giurisdizioni note per la stabilità, e non solo quella finanziaria. La suggestione trova riscontro nel caso della Gran Bretagna, che non arriva ai livelli della Francia —nemmeno di tassazione né di disordine— ma comunque ha perso anche lei quasi 3mila residenti particolarmente ricchi nel 2018, allarmati, almeno così si suppone, sia dalla rafforzata tassazione sia dalla Brexit.
Andrew Molis, della New World Wealth —specializzata nell’assistenza agli emigranti ricchi che vogliono cambiare paese e nazionalità— ha detto alla Bloomberg che le preoccupazioni dei suoi clienti arrivano pure dalla criminalità, dalle scarse opportunità di fare affari e dalle tensioni religiose, ma possono anche essere la spia di un futuro buio. “Può essere un brutto segno, dato che spesso i primi a scappare sono quelli con forti patrimoni... Hanno i mezzi per partire, a differenza della borghesia”.
Molti però sono ancora fermi al primo passo, la ricerca di un secondo passaporto. Secondo la Knight Frank, una consulente che procura nuove cittadinanze per chi investe nel paese di destinazione, quest’anno il 26% dei multimilionari globali comincerà almeno a preparare il possibile spostamento a lidi più ameni, una tendenza che allarma il fisco di molti governi che pensano di aumentare ancora le aliquote.
L’Ocse ha recentemente messo sulla sua Lista Nera due centri mediterranei, Cipro e Malta, per l’eccessiva disponibilità a venire incontro alla domanda, cedendo un po’ troppo allegramente la propria cittadinanza in cambio di investimenti. Teme che così incoraggino l’evasione fiscale.
Ora, i ricchi non solo hanno più denaro dei comuni cittadini, tendono anche ad essere meglio informati. Sanno qualcosa che non sappiamo noi? O è solo che hanno i soldi per mettersi al riparo prima?