“I ponti di Madison County” è un film terribilmente romantico del 1995
che guadagnò nomine per il premio Oscar all’attrice protagonista Meryl
Streep, per l’interpretazione migliore, e a Clint Eastwood per la regia.
Narra la passionale storia d'amore tra Francesca (Streep), una
casalinga quarantacinquenne di origini italiane, e Robert (Eastwood), un
fotografo free lance cinquantaduenne capitato nello stato sperduto
dell’Iowa per fotografare gli antichi ponti della zona.
Un fondo
di verità c’è: i ponti dell’Iowa sono i più scassati degli Stati Uniti.
Oltre il 20 percento presenta seri “deficit strutturali” secondo i dati
dell’American Road and Transportation Builders Association (ARTBA).
L’Associazione, in una ricerca del 2017, ha trovato 55.710 ponti negli
Usa che “necessitano di essere ristrutturati o rimpiazzati”.
L’infrastruttura americana dei trasporti sta cadendo a pezzi. Madison
County a parte, secondo l’American Society of Civil Engineers, quasi il
dieci percento di tutti i ponti americani ha bisogno di seri interventi di ristrutturazione.
La
costruzione della grande rete autostradale americana, l’Interstate
Highway System, iniziò oltre 60 anni fa, nel 1956. Molta parte della
rete risale agli anni Sessanta e Settanta. Non è stata splendidamente
mantenuta —anche negli Usa la classe politica ama di più l’inaugurazione
che la manutenzione— e non ci sono i soldi per rimetterla a nuovo.
L’ultima volta che si è tirato le somme, nel 2016, il sistema era già
costato oltre 500 miliardi di dollari al valore corrente.
Ora i
ponti —sempre il punto debole delle reti stradali— stanno cadendo. Negli
ultimi tempi il Dale Bend Bridge (Arkansas), un trafficato ponte
pedonale dell’Università di Florida, un cavalcavia sull’Interstate I-85
(Georgia), il Pfeiffer Canyon Bridge (California), il May Avenue
Overpass (Oklahoma), il Bob White Covered Bridge (Virginia), un ponte
sull’Interstate-10 (California), il Pennsy Bridge (Pennsylvania), l’Hope
Street Bridge sull’I-75 (Ohio), lo Scott City Bridge (Missouri),
l’Interstate-5 Skagit River Bridge (Washington), l’Eggner Ferry Bridge
(Tennessee), il San Francisco-Oakland Bay Bridge (California), il 9 Mile
Bridge sull’I-75 (Michigan), sono o crollati o hanno sofferto di
“catastrophic failures” che ne hanno obbligato la chiusura almeno
temporanea. L’elenco—parziale—riguarda solo gli ultimi dieci anni...
La
“moderna” infrastruttura autostradale comincia a cedere in tutto
l’Occidente —l’Italia, con il Ponte Morandi, ne sa qualcosa— ma il
problema negli Usa è più grave, sia per l’estensione geografica del
Paese, sia per l’uso estremamente intenso della rete. Un quarto di tutti
i chilometri fatti da chi guida negli States è trascorso sulla rete
Interstate.
Durante questo decennio di crisi economica, si è
parlato spesso degli istituti finanziari “too big to fail”, cioè, troppo
importanti da lasciare fallire, da salvare ad ogni costo. Con le reti
autostradali siamo giunti al “too big to repair”. Il problema è più
finanziario e politico che ingegneristico. Bisogna trovare dei soldi,
tanti, per rimettere in sesto le infrastrutture, ma i contribuenti sono
ovunque in rivolta per un peso fiscale già stellare. Una volta si
facevano sanguinose sommosse per il peso oberante della “decima”...