Il 17 dicembre 2010 Mohammed Bouazizi, dandosi fuoco per protesta in una piazza tunisina, dava inizio a una complessa sequenza di rivolte, contestazioni e sommosse raccolte sotto il nome di "Primavera araba". A otto anni da allora, è il momento opportuno di tracciare un primo bilancio di un periodo che si è rivelato epocale, sia per il Medio Oriente che per l'Europa, che si è trovata impreparata a rispondere a un tale rivolgimento nel proprio vicinato.
In effetti, i profondi cambiamenti nel mondo arabo scatenati dalla rivoluzione in Tunisia, sollevano dei dubbi sulla capacità dell'Europa di agire in maniera efficace in tale spazio strategico e, più generalmente, sullo scenario internazionale.
Se l'Unione Europea e i suoi Stati membri hanno tentato di sostenere e incoraggiare l'ondata democratica del primo periodo delle "primavere arabe", la struttura stessa della diplomazia europea, così come gli interessi divergenti tra i vari paesi hanno reso impossibile una reazione comune efficace. Così, l'azione dell'Unione nel suo vicinato si è limitata agli aiuti economici, spalancando la finestra all'intervento di altri attori.