Il litio è il più leggero di tutti i metalli. I suoi usi più
importanti sono nella produzione di pile ricaricabili ad alta potenza - come
quelle dei cellulari e delle automobili elettriche e in medicina come
“stabilizzatore d’umore” per calmare le psicosi.
È d’importanza critica per i tentativi di imporre la
sostituzione dei veicoli a carburanti fossili con mezzi elettrici, detti “ad
emissioni zero” perché l’inquinamento della produzione energetica si disperde
fuori città, lontano dal consumo. Dodici paesi e una ventina di grandi
metropoli hanno decretato che la sostituzione debba avere luogo in tempi
relativamente brevi - per i più, entro il 2030. Tra i paesi, la Cina (il
maggiore mercato automobilistico del mondo), il Giappone (il terzo mercato
mondiale), Sud Corea, Taiwan e, nella Ue, Danimarca, Svezia, Norvegia,
Germania, Spagna e Portogallo, con Costa Rica nell’America Centrale.
Il traguardo è ambizioso. Molto dipende dallo sviluppo di
tecnologie non ancore mature - e non sempre le leggi della natura si adeguano
ai decreti legislativi. Il punto critico è la batteria ricaricabile che
immagazzina l’energia per la trazione. Le più performanti sono agli ioni di
litio. Di qui il grande interesse commerciale per il metallo.
Si prevede che il mercato mondiale per accumulatori agli
ioni di litio possa crescere del 22% di qui al 2024. Viste anche le pressioni
governative dietro all’incremento, è comprensibile che si era inizialmente
scatenato una sorta di boom del metallo - ma quest’anno i prezzi sono invece
crollati del 28% per la scarsa domanda. Il litio è comune in natura, ma non in
concentrazioni alte. Le fonti più ricche sono in larga parte in mano cinese, il
che crea dei dubbi geopolitici. Dopo il dominio petrolifero arabo, l’idea di
scambiare una forma di servitù energetica per un’altra non è tanto attraente.
Non è detto che vada così, in parte perché - passati i primi
entusiasmi - emergono più chiaramente i limiti del trasporto elettrico.
Riguardano soprattutto la capacità delle batterie: sopportano bene i viaggi
brevi, ma sono pesanti da trasportare - ecco perché gli aerei elettrici
“stentano a decollare” - e sono lente al ricarico, un forte limite per i viaggi
più lunghi. Emergono problemi per lo smaltimento alla fine della vita utile. Un
altro aspetto - non ovvio in un primo momento - è l’effetto sulla rete
elettrica quando la massa dei pendolari torna a casa la sera, tutti alla stessa
ora, e mette le auto a ricaricare. Gli inglesi se lo sono chiesto e hanno
scoperto, inorriditi, che la rete di distribuzione attuale non reggerebbe.
Ricostruirla non sarebbe né banale né veloce, ma l’alternativa è di restare al
buio all’ora del TG.
C’è poi la reazione della lobby ecologica, molto attiva
nella faccenda. Avendo ottenuto - almeno in prospettiva - la prossima riduzione
delle emissioni nei centri urbani, si sta riorientando ora verso l’opposizione
tout court ai veicoli privati, da abolire a favore del trasporto pubblico.
Escono i primi studi sulla pericolosità ambientale delle briciole rilasciate
dalle gomme delle auto - anche quelle ad emissioni zero - per l’abrasione delle
ruote mentre sono in movimento…
I veicoli elettrici offrono molti vantaggi - almeno in città
- e il loro arrivo massiccio è probabilmente sia inevitabile che augurabile. Ma
la partita del litio è lungi dall’essere vinta.