Le tensioni che governano la nomina del successore di Mario Draghi alla Bce sono all'altezza della complessità della sua eredità. Francoforte sul Meno è oggi la sede del più importante scontro geopolitico su scala continentale.
Il mandato di Mario Draghi scadrà il 31 ottobre 2019, otto anni dopo la sua nomina nel 2011.
Il candidato la cui nomina sarebbe più pronta a rivoluzionare l'attuale politica della Bce è senza dubbio Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, ossessionato dal controllo dell'inflazione e l'unico membro del Consiglio direttivo a opporsi all'adozione del programma Monetary Transactions in Securities (Omt) e all'adozione del programma Quantitative Easing (Qe).
Altri candidati sembrano più consensuali: Erkki Liikanen, ex ministro finlandese socialdemocratico delle finanze, e Olli Rehn, che ha sostituito Liikanen come capo della Banca di Finlandia.
La Francia ha due candidati principali: Benoît Cœuré e François Villeroy de Galhau (quest'ultimo, governatore della Banque de France, sembra avere più possibilità).
La nomina del presidente della Bce è, nonostante il requisito della completa indipendenza dell'istituzione, un processo eminentemente politico. Chiunque, Emmanuel Macron o Angela Merkel, non riuscirà a imporre la sua scelta alla presidenza della Commissione, sarà in una posizione migliore per la Bce.
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Nota bene: Da seguire il Consiglio europeo del 20-21 giugno, che dovrebbe permettere di determinare i successori di J.-C. Juncker e D. Tusk, decisioni che potrebbero avere una grande influenza sul processo di nomina del successore di Draghi.
FOTO: Mario Draghi visto da Daniel Roland dell'AFP