La crisi climatica non è risolta, ma è sostanzialmente morta dal punto
di vista della vera azione politica. Gli attivisti sono passati alle
cannucce di plastica e il tema non è più in cima alla lista delle
angosce popolari. Fenomeni un pochino da baraccone, come il boom di
Greta, la svedesina con le trecce da Heidi, ne sono la conferma, non la
controprova.
Alla conferenza Onu “COP24” di Katowice, a dicembre,
si è deciso solo di non decidere, di rimandare ogni cosa a momenti più
propizi. I fasti dei primi vertici sul clima, come quello di Kyoto, per
definire la riposta mondiale alla “crisi”, sono solo un pallido ricordo.
L’evento, seguito da giornalisti voraci che non trovavano notizie, ha
visto però l’apoteosi della piccola Greta Tintin Eleonora Ernman
Thunberg, un’attivista allora 15enne che oltre alle treccine aveva una
faccia truce e dimostrava perfino meno della sua età. Girava con un
improbabile—ma fotogenico— impermeabile giallo, anche se non pioveva, e
un berettino di lana, anche se lei parlava del caldo.
In mancanza
di meglio, i cronisti ne scrivevano, ne onoravano l’evidente sincerità.
E poi, non era uno scienziato. Gli scienziati, che prima dominavano il
discorso del pericolo climatico, si sono bruciati prevedendo disastri
che tardavano ad arrivare o erano del tipo sbagliato, con la natura che
insisteva a mandare inverni di una rigidità da record. L’ultimo inverno
americano ha portato negli Usa — il paese dov’è “nato” il riscaldamento
globale — temperature letteralmente più basse di quelle della superficie
marziana. Le immagini dei ferrovieri di Chicago che bruciavano funi di
canapa imbevuti di cherosenelungo i binari per riscaldarli perché
potessero circolare i treni hanno impressionato il mondo.
Gli
scienziati, imbarazzati e infastiditi, hanno replicato che quando
parlavano di “riscaldamento” climatico, intendevano invece dire
“cambiamento”. Il tempo cambia, no? Già, ha risposto l’opinione
pubblica, cos’è che ci stavate dicendo dei vaccini? Degli OGM che
difendete? Degli ormoni nella carne?
Purtroppo, il camice bianco
convince sempre meno, anche solo per vendere il dentifricio. La tragedia
è che quando hanno chiaramente ragione — come sul fatto dei vaccini — non
ci si crede più, almeno non abbastanza per agire sul serio. A parole, la
preoccupazione pubblica per il clima esiste ancora, ma il senso
d’urgenza è svanito. In un recente sondaggio americano — AP/Università di
Chicago — inteso a vedere se la gente fosse disposta a metterci i soldi
sul tema, e non solo la bocca, il 57% si è dichiarato disponibile a versare “almeno” un dollaro al mese — € 0,90.
Intanto,
la Russia fa investimenti immensi per aprire il passaggio marittimo “a
Nord”, tra ghiacci polari che si ritirano e la terraferma. La Cina si
scopre un paese del “vicino artico” e costruisce navi rompighiaccio
armate di missili. Gli americani e i canadesi annunciano lo sviluppo di
motoslitte “stealth” per trasportare truppe sulla calotta... Pare che
l’Artico valga ora più da morto che da vivo.
Il perbenismo istituzionale mondiale invece, nel tentativo di correggere il tiro climatico, ricorre a Greta e a una tecnica di comunicazione talmente vetusta da avere origini bibliche. Nel Libro dei Salmi (8:2) dell’Antico Testamento si legge: “Dalla bocca de' fanciulli e de' lattanti tu hai tratto una forza, per cagione de'tuoi nemici, per ridurre al silenzio l'avversario e il vendicatore.” Basterà?