Conosci qualcuno che guarda la televisione con il binocolo? Forse no, ma la parte della popolazione occidentale convinta di subire effetti nefasti dalla propagazione di onde elettromagnetiche è abbastanza ampia. Amazon propone una ricca offerta di “hands free binoculars” — speciali occhiali “a binocolo” intesi in non poca parte per guardare la televisione senza doversi avvicinare troppo all'apparecchio maledetto, zeppo com'è di onde malefiche.
Il fenomeno ha coinvolto designer come il giapponese Naoki Sakato, creatore dei “Kabuki glasses”, derivati dall’antico “binocolo da teatro”. La “elettrosensibilità” però è più di una moda idiota. La condizione, detta anche “ES”, è “un insieme di sintomi fisici e/o psicologici che un soggetto afferma essere causati da campi magnetici, elettrici o elettromagnetici, a un livello di esposizione tollerato dalle altre persone”. Come suggerisce l’uso della precisazione “e/o psicologici” e il riferimento ad “altre persone” che non ne risentono proprio, ci sono forti dubbi che il fenomeno esista fuori dalla mente degli afflitti.
L’OMS infatti dichiara che “non c’è alcuna base scientifica per associare i sintomi (dell’ES) all'esposizione ai campi elettromagnetici”. Lo scetticismo al riguardo è fortemente contestato dalle associazioni dei malati, diffuse in tutto il mondo, secondo le quali i loro aderenti soffrirebbero invece di sintomi che comprendono: emicranie ricorrenti, un senso di fatica generalizzato, disturbi del sonno, bruciori e altre irritazioni alla pelle, dolori muscolari e molti altri problemi ancora. La convinzione di soffrire della sindrome è sorprendentemente comune, al punto di diventare — che esista o meno — un problema di sanità pubblica. Già un’indagine inglese del 2007 ha trovato che, su un campione di 20mila persone, il 4% attribuiva problemi di salute all’effetto di onde elettromagnetiche.
In Svezia l'elettrosensibilità non è riconosciuta come malattia ma è accettata come causa di invalidità “funzionale”. Circa il 10% dei soggetti ES del Paese sono in malattia più o meno permanente oppure in pensione anticipata o di disabilità. L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa ha raccomandato agli Stati Membri Ue di: "prestare un'attenzione particolare alle persone elettrosensibili che soffrono di una sindrome di intolleranza ai campi elettromagnetici e di introdurre specifiche misure per proteggerli, inclusa la creazione di aree wave-free, non coperte dalle reti wireless".
Negli Stati Uniti la presenza di reti WiFi nelle scuole è osteggiata da genitori convinti che determini problemi di salute per i figli “saturati di onde elettromagnetiche”.
In Inghilterra il suicidio di una teenager depressa è stato attribuito a una “allergia al WiFi” dai genitori e dalla stampa popolare.
In Svezia molti comuni finanziano i lavori di schermatura delle case dei sofferenti della sindrome.
A partire dal 2018 il fenomeno pare in declino, malgrado l’aumentata presenza di apparecchi elettronici dappertutto. Il fatto — si sospetta — potrebbe dipendere dallo spostamento dell’attenzione pubblica ad altre minacce, come le rinnovate preoccupazioni per l’inquinamento atmosferico. È comunque un’ulteriore dimostrazione dell’impatto della “anti-scienza” sull’opinione pubblica e pertanto sulla politica e le amministrazioni pubbliche. Che la ES sia invece una sorta di allergia al mondo d’oggi?